La NASA ha aperto uno degli ultimi campioni lunari raccolti dalle missioni Apollo - AstroSpace.it

2022-10-09 17:43:42 By : Mr. Eric Hua

Focus sul campione di suolo lunare 73001. Credits. NASA/Robert Markowitz

Cinquant’anni dopo la sua raccolta, gli scienziati della Divisione ARES (Astromaterials Research and Exploration Science), situata presso il Johnson Space Center della NASA, hanno “riportato alla luce” un campione di suolo lunare dell’Era Apollo. Si tratta del campione 73001, raccolto dall’astronauta Gene Cernan durante la missione Apollo 17, nel 1972.

L’astronauta di Apollo 17 ha prelevato un certo quantitativo di suolo lunare da una “frana” accumulatasi all’interno della valle Taurus-Littrow. Per fare ciò, ha utilizzato un tubo cilindrico lungo 70 cm, spingendolo all’interno del suolo lunare franato. La metà superiore, la numero 73002, è stata estratta dal proprio contenitore nel 2019. Finalmente, la stessa sorte è toccata alla metà inferiore del campione raccolto nel lontano 1972, ovvero proprio la 73001.

Quale miglior momento per riesumare un campione di suolo lunare dell’Era Apollo se non ora, alle porte dell’Era Artemis? Ora o mai più, verrebbe da dire. Si, perché prima che la NASA possa raccogliere nuovi campioni (questa volta dal Polo Sud della Luna), è necessario scoprire tutti i segreti dei “vecchi”.

L’Apollo Next Generation Sample Analysis Program (ANGSA) si occupa proprio di questo: rivelare cosa si nasconde nei campioni di suolo lunare. Con questo intento, gli scienziati ARES hanno innanzitutto effettuato una scansione CT a raggi X (in grado di rendere una qualità d’immagine superiore) del campione presso l’University of Texas di Austin.

Successivamente, circa un mese fa, il team ha lavorato alla cattura di eventuali gas presenti all’interno del contenitore, sfruttando uno speciale strumento fornito dall’ESA. Infine, nei giorni 21 e 22 marzo gli scienziati si sono dedicati al delicatissimo processo di estrusione del campione di suolo. Si è dunque arrivati step by step all’estrazione della porzione di “terreno” lunare, dopo un lavoro definito dagli scienziati estenuante e faticoso per le braccia e le spalle.

Quando gli astronauti prelevarono i campioni di suolo lunare durante le missioni Apollo, l’obiettivo era quello di conservarli e attendere. Ciò perché si confidava fortemente nel progresso dei mezzi tecnologici e delle competenze scientifiche. E così è stato, tant’è che alle porte delle missioni Artemis, i campioni sono stati quasi tutti correttamente aperti e analizzati. I campioni già studiati ci hanno informato sulla formazione della Luna, così come sull’età della crosta lunare risalente a circa 4.4 miliardi di anni fa.

Ancora, hanno spiegato come la presenza di crateri sia da imputare al ripetuto impatto di meteore contro la superficie del Satellite. Infine, hanno fornito preziose informazioni, sull’attività solare passata mediante tracce di radiazioni solari intrappolate. Partendo da questi fondamentali insegnamenti, l’essere umano è pronto a tornare sulla Luna più preparato.

Con Artemis, gli astronauti cercheranno campioni di suolo lunare al Polo Sud lunare, con la speranza di trovare tracce di acqua ghiacciata. Un giorno, grazie a tutte queste evidenze scientifiche messe insieme, avremo la possibilità di conoscere ancora meglio il nostro Satellite e, con lui, sapremo qualcosa in più anche sulla nostra origine.

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