«Addio amore di papà» e si dà fuoco Morto ad Ancona Francesco Di Leo - CorrieredelMezzogiorno.it

2022-10-02 09:10:43 By : Ms. Joan Yang

È morto stamani nella clinica di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Ancona Francesco Di Leo, l’uomo di 43 anni che venerdì pomeriggio si era dato fuoco con una bottiglia di benzina nell’atrio del Tribunale dei minori delle Marche, temendo di perdere la custodia del figlio di 8 anni. Il Tribunale voleva infatti affidare il bambino ad una struttura protetta, dopo i precedenti tentativi di suicidio dell’uomo, già indagato per droga e affidato in prova ai Servizi sociali. La magistratura minorile aveva aperto un procedimento di allontanamento del figlioletto dall’abitazione familiare, con un’udienza in calendario fra pochi giorni. Una situazione che avrebbe reso ancora più fragile la tenuta psichica dell’uomo, fino al gesto eclatante di venerdì.

Nel pomeriggio del 31 luglio il 43enne, originario di Bari ma residente a Pesaro, si era dato fuoco dopo essersi cosparso di benzina nell’atrio del Tribunale dei minori di Ancona, trasformandosi in una torcia umana. Una guardia giurata in servizio nel Tribunale aveva tentato di spegnere le fiamme con un estintore, ma le e condizioni di Di Leo erano apparse subito disperate. Anche il vigilante - sotto choc e con un principio di intossicazione da fumo - era finito al pronto soccorso. Sembra poi che già nella mattinata di venerdì, giorno della tragedia, alcuni vicini di casa avessero chiamato il 113 per segnalare le intenzioni suicide dell’uomo. Che aveva annunciato il proprio intento anche su Facebook: nell’ultimo post pubblicato sul suo profilo aveva infatti scritto: «Addio, amore di papà».

Per i prossimi giorni il Tribunale, ha ricordato il presidente Vincenzo Capezza, aveva fissato un’udienza per valutare «le risorse interne alla famiglia e predisporre per il bambino un progetto che prima di tutto utilizzi quelle risorse». Di Leo avrebbe dovuto partecipare all’udienza di contestazione dell’azione esercitata dal pm, in cui lui e la madre del bambino, una donna straniera, avrebbero potuto esporre le loro ragioni. Molto provato, Capezza ha sottolineato che «il Tribunale dei Minori non toglie i bambini alle famiglie. Il nostro compito è di mettere in protezione i minori che vivono situazioni di disagio fisico e/o psicologico e offre percorsi di sostegno ai genitori che consentano loro di recuperare un’adeguata genitorialità».

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